Un profilo di Sherlock Holmes by Antonino Fazio

Un profilo di Sherlock Holmes by Antonino Fazio

autore:Antonino Fazio [Antonino Fazio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-04-13T22:00:00+00:00


III. Un profilo etico di Sherlock Holmes

1. Sulla possibilità di un’etica razionale

Di un uomo che considera il suo corpo una semplice appendice del cervello, ci si può chiedere se abbia un’etica, e di che genere di etica si tratti. In risposta a questa domanda, viene da pensare che, se una tale etica esiste, non può trattarsi che di un’etica razionale. Affinché un’etica possa essere considerata razionale, occorre ovviamente che essa poggi su un qualche principio razionale. Di certo, qualunque possa essere questo principio, non può basarsi su precetti che si suppone siano stati assegnati da un’entità suprema, perché questo sarebbe un fondamento teologico, non basato sulla ragione.

Una conferma abbastanza precisa a questa supposizione ci viene offerta dallo stesso Holmes, in un sorprendente passaggio del racconto “Il trattato navale” (“The Adventure of the Naval Treaty”, The Strand Magazine, october-november 1893). Astraendosi (o distraendosi) dalla situazione (è stato rubato un importantissimo documento) Holmes osserva un fiore il cui colore è una miscela di cremisi e verde. Si tratta di una rose-moss (rosa-muschio) ovvero una portulaca grandiflora, detta anche “rosa messicana” (da cui il rosa messicano, cioè il fucsia o magenta).

Holmes osserva che non c’è nulla in cui la deduzione (ovvero la logica) sia più necessaria come nella religione. De Pretto la ritiene una “curiosissima” affermazione, suppongo per la sua assoluta estraneità rispetto al contesto. Holmes continua dicendo che la ragione (uno che ragioni) può farne una scienza esatta, poi aggiunge che la conferma della bontà della Provvidenza gli sembra possa essere offerta dai fiori, perché non sono indispensabili alla vita. Quella rosa è solo un abbellimento: non una condizione, ma un di più.

La considerazione sulla rosa va presa ovviamente come un esempio della logica applicata alla religione (o alla teologia). Perciò è evidente che Holmes tratta le questioni etiche come tratta qualunque altra cosa, ovvero sotto la luce della razionalità. Prima di provare a delineare quali siano i principi etici che guidano, in modo più o meno esplicito, il comportamento di Holmes, possiamo chiedersi se davvero l’etica possa essere sottoposta al vaglio della ragione.

Un tentativo interessante in tal senso mi pare possa rintracciarsi nella metaetica di George Moore (esponente della filosofia analitica, cui appartiene anche Bertrand Russell) e nel suo concetto di “fallacia naturalistica” (una riformulazione della legge di Hume) la quale consiste nel passare dalla descrizione di qualcosa alla prescrizione di ciò che è stato descritto. In relazione all’etica, tale fallacia si esprime descrivendo il bene, ad esempio, come ciò che è utile, per poi prescrivere l’utilità come imperativo etico.

Più in generale, secondo Moore il concetto di bene non può essere identificato o ridotto a qualcos’altro, perché concetti come “giusto” o “bello” possono essere solo percepiti così come sono in se stessi, nello stesso modo in cui percepiamo il rosso (o un altro colore). Questa idea implica che noi abbiamo un apprezzamento immediato di ciò che è giusto (ciò è detto “intuizionismo etico”).

Se proviamo ad applicare queste idee alle affermazioni di Holmes, risulta che in effetti è possibile applicare l’analisi alle considerazioni sull’etica.



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